Favolista russo. Rimasto orfano nell'infanzia, lavorò come commesso. Si
interessò inizialmente al teatro, ottenendo scarsi successi e,
successivamente, alla letteratura satirica: divenne editore di riviste che,
nonostante il notevole livello, incontrarono una critica nettamente sfavorevole,
soprattutto per il clima reazionario e culturalmente arretrato del periodo di
regno di Paolo I. Già in età matura iniziò una nuova
esperienza letteraria riscrivendo alcune favole di La Fontaine, dando vita in
seguito a una vastissima produzione di favole originali. L'incarico di aiuto
bibliotecario nella Biblioteca pubblica imperiale, ottenuto nel 1812, gli
permise di raggiungere un relativo benessere economico e di dedicarsi
completamente all'attività di scrittore. Introdusse nella favola una
tendenza al realismo che, riportando l'accento sulla caratterizzazione
dell'individuale anziché del tipico, mentre rimane aderente
all'impostazione della grande letteratura russa, crea un nuovo genere letterario
in cui l'invenzione, legandosi naturalmente con la descrizione della
realtà, dà vita a immagini sottilmente poetiche. Notevole
importanza hanno anche le sue opere per i frequenti accenni critici alla
situazione sociale e politica e per l'acquisizione delle immagini e del
linguaggio della tradizione popolare (Mosca 1768-1844).